La Nuova Tipografia si distingue dalla vecchia per il fatto che il suo primo obiettivo è quello di sviluppare la sua forma dalla funzione del testo.
Nei primi anni del Novecento, Lipsia è uno dei centri più importanti della Germania per l’editoria, la stampa e il design di caratteri tipografici, ed è proprio in questo contesto che emerge la personalità di Jan Tschichold, tipografo e designer, considerato uno dei principali teorici della tipografia moderna.
Figlio d’arte (anche il padre infatti era un affermato artista calligrafo e disegnatore di insegne), si dedica fin da giovanissimo allo studio del disegno editoriale, dell’illustrazione e della calligrafia tedesca.
Nel 1923 comincia a lavorare per la stamperia Fischer & Wittig e per la casa editrice Insel Verlag, mentre contemporaneamente insegna calligrafia in un corso serale presso l’Accademia di Lipsia. Nello stesso anno ha modo di visitare la mostra organizzata dal Bauhaus a Weimer, la quale si rivela essere per il nostro autore una vera e propria epifania. Tschichold avrà infatti modo di entrare a contatto con le più importanti avanguardie artistiche dei primi del Novecento: dal Funzionalismo tedesco al Costruttivismo russo, passando per la corrente olandese De Stijl. Tra gli articoli di presentazione alla mostra si trova anche il manifesto dell’artista fotografo ungherese Moholy-Nagy, nel quale quest’ultimo dichiara che “la tipografia è la comunicazione attraverso la stampa” sottintendendo che un messaggio non deve essere costretto ad un preconcetto puramente estetico. Sono questi gli elementi fondamentali che porteranno Tschichold a formulare le proprie riflessioni avanguardiste in campo tipografico. Nel 1925 pubblica “Elementare Typhographie” e nel 1928 pubblica Die Neue Typographie, tutt’oggi considerato manifesto della tipografia moderna.
In Die Neue Typographie (La Nuova Tipografia) Tshcichold stabilisce infatti i principi fondamentali per un buon design tipografico come ad esempio l’uso di fonts sans serif, l’impiego di fotografie al posto delle tradizionali illustrazioni e layout asimmetrici piuttosto che centrati. Tshcichold rigetta inoltre ogni forma di decorativismo, preferendo l’essenzialità: il carattere iconico che mira alla suggestione è sostituito da forme immediatamente comprensibili che garantiscono una chiara trasmissione del messaggio.
L’eccesivo modernismo di Tshcichold fu però considerato dal regime nazista culturalmente “anti-tedesco” e nel 1933 l’artista, accusato di bolscevismo, è costretto a lasciare la Germania. Trasferitosi a Basilea, lavora tra la Svizzera e l’Inghilterra, dove tra il 1947 al 1949 ridisegna la corporate identity di Penguin Books con una serie di Composition Rules.
Negli ultimi anni della sua carriera Tschichold rivede però i principi esposti ne La Nuova tipografia, definendoli “estremi” e aderenti ad una logica tedesca di riduzione e uniformità dittatoriale. Prendendo così le distanze dalle sue prime posizioni, arriva a rilanciare i caratteri “con grazie”.
Dobbiamo infine ricordare almeno alcuni dei caratteri tipografici progettati da Tschichold come ad esempio Transit (1931), Zeus (1931), Saskia (1931-1932) e Sabon (1966-1967), in onore di Jacques Sabon.